Autore: Fabio Perissinotti
Allenatore FIDAL (L2), Laurea Scienze Motorie, MFT, Master in Fisioterapia dello Sport
Introduzione
L’atletica è uno sport composto da numerose discipline, alcune delle quali assai dissimili tra loro: si passa, infatti, dalla pura potenza di un lancio, all’elasticità di uno sprinter e di un saltatore, fino alle capacità cardiopolmonari di uno specialista dell’endurance.
World Athletics conta oltre duecento federazioni affiliate e gli atleti alle olimpiadi sono in assoluto i più numerosi, superando il 20% dei partecipanti totali. E’ facile intuire come non solo gli aspetti riguardanti le metodologie di allenamento, ma anche quelli legati alla prevenzione e al trattamento degli infortuni negli atleti, rappresentino un campo di grande interesse per gli specialisti e gli addetti del settore.
Gli infortuni muscoloscheletrici maggiori interrompono la pratica sportiva per lunghi periodi di tempo e possono influire negativamente sulla stagione agonistica, così come sull’intera carriera di un atleta. Non bisogna però sottovalutare quelli minori, che possono avere un impatto altrettanto importante, creando squilibri muscolari, predisponendo a recidive, generando insicurezza e impattando sullo sia fisico che psicologico dell’atleta, oltre a toccare gli ambiti economici (sponsor) e sociali (famiglia, media).
E’ evidente la necessità di avere dei riferimenti a partire dall’epidemiologia degli infortuni suddivisa per le varie specialità. In tal senso è fondamentale utilizzare standard di raccolta dati come, ad esempio, quello dell’Olympic Committee (IOC) utilizzato ai Campionati del Mondo e a quelli Europei, così da raccogliere informazioni affidabili e comparabili. In futuro l’aspetto della standardizzazione della raccolta dati dovrà essere ampliato e migliorato.
Infortuni durante i campionati mondiali e europei
In relazione allo standard sopra citato è possibile fare riferimento alcuni studi, riassunti nella pubblicazione di Edouard (2022). In primis, siamo in possesso di dati raccolti nel periodo tra il 2007 e il 2019 in 14 eventi internazionali, riguardanti 2191 atleti di alta qualificazione su un totale di 19 mila partecipanti. Le lesioni variavano a seconda della disciplina e del sesso:
- su 1000 atleti il numero gli infortuni totali sono risultati significativamente maggior nei maschi rispetto alle femmine, pari a 110 contro 88,5;
- i maschi hanno subito un maggior numero di infortuni alla gamba, alla coscia e all’anca rispetto alle donne;
- inoltre, hanno subito un maggior numero di infortuni muscolari, mentre nelle donne ha prevalso la frattura da stress;
- il tasso più elevato di infortuni si è verificato nelle prove multiple, nella maratona e nelle gare di endurance;
- in entrambe i sessi, le lesioni muscolari alla coscia si sono verificate prevalentemente negli sprint, ostacoli, salti, eventi combinati e marcia. Le lesioni ai muscoli della gamba sono prevalse nella maratona e nelle discipline di endurance, mentre le lesioni ai muscoli del tronco e della gamba nei lanci;
- infine, l’infortunio principe è stato la lesione degli hamstring (17%) negli sport di sprint e salto.
Interessante notare che per 3 eventi internazionali sono state monitorate anche le 4 settimane precedenti alla gara. Dai dati raccolti si evince che: il 30% degli atleti ha lamentato un infortunio muscolare in questo periodo; 1/3 ha dovuto ridurre il carico di allenamento e il 4% non si è potuta allenare. Questo a conferma di come l’infortunio sia un normale “compagno di viaggio “ nella vita dei praticanti atletica leggera.
Infortuni durante campionati nazionali
Abbiamo a disposizione anche informazioni riguardanti atleti di livello inferiore a quello internazionale, come quelle derivate dal Campionato Nazionale Francese nel periodo 2014-2019. In questo caso, il numero di infortuni è stato di 50 su 1000 e i muscoli della coscia degli atleti di potenza (sprint, salti, prove combinate) sono stati la sede principale, chiamata in causa nel 30% dei casi. In tre anni di Penn Relay Carnival l’infortunio principe è consistito nello stiramento muscolare (24%), con maggior incidenza negli uomini rispetto alle donne.
Infine, durante il periodo delle selezioni olimpiche l’incidenza è stata di 60 atleti ogni 1000, con il 17% di stiramenti agli hamstring. Gli atleti più colpiti dagli infortuni sono stati saltatori e corridori di endurance.
Infortuni durante la stagione
Interessante sarebbe avere informazioni sull’incidenza degli infortuni durante l’intera stagione, ma in questo caso le ricerche sono più carenti e non sono riferite ad atleti élite. Così, per esempio, uno studio retrospettivo condotto su 147 atleti di livello nazionale ha evidenziato che il 61% aveva avuto un infortunio, con incidenza di 3,9 ogni 1000 ore di pratica da campo, confermando lesione alla coscia per i saltatori, periostite per corridori di endurance e lesioni alla caviglia per i lanciatori.
Un secondo studio, condotto su 95 atleti di livello nazionale, ha evidenziato il 76% di infortuni nel corso dell’anno agonistico. Negli sport di potenza normalmente l’insorgenza era improvvisa, mentre nell’endurance più graduale.
Un terzo studio, condotto su 292 atleti di livello nazionale, ha riportato un incidenza di 3,6 infortuni ogni 1000 ore di pratica da campo. Il 96% erano lesioni da sovraccarico con il 51% di estensione nelle 3 settimane successive. Le aree interessate erano: tendine d’Achille, piede, caviglia, coscia, anca e gamba. Gli hamstring erano l’infortunio più lamentato dagli sprinter e saltatori, la tendinopatia achillea e dolore tibiale negli specialisti di endurance, il mal di schiena nei lanciatori. Sebbene la metodologia di raccolta dei dati di questi tre studi non sia omogenea è possibile evidenziare una forte coerenza nei dati.
Popolazioni di atleti specifiche
Abbiamo poi a disposizione studi su popolazioni specifiche di atleti. Per esempio uno studio prospettico su una selezione di 69 atleti delle prove combinate, effettuato nelle stagioni dal 1994 al 1998, ha riportato 39 infortuni in 14 eptatleti e 47 in 18 decatleti, suddivisi in 41% infortuni tendinei e 23% muscolari. Le diagnosi più comuni erano 14% tendinopatia rotulea, 13% problemi muscolari alla coscia e 11% tendinopatia achillea. Le cause erano 49% da overuse e 43% acuto.
Uno studio prospettico su 140 saltatori con l’asta, valutati nell’arco di due stagioni, ha riportato un incidenza di 26,4 infortuni per 100 casi, con le distorsioni alla caviglia che rappresentavano 1/3 degli infortuni. Uno studio successivo su 150 saltatori con l’asta ha evidenziato un incidenza di 7,9 infortuni ogni 1000 casi, riguardanti zona lombare, coscia e gamba.
Infortuni nella categoria Junior
In uno studio su atleti categoria Junior, monitorando 70 atleti per 30 settimane, è stato riportato che io 77% ha subito infortunio in questo periodo, dei quali 44% in acuto e 53% per overuse. La prevalenza è risultata uguale tra maschi e femmine, più alta in generale nelle discipline esplosive rispetto a quelle di endurance. Più alta per l’acuto nelle discipline di potenza e uguale tra discipline di potenza e endurance riguardo all’overuse.
Conclusioni
Oltre a quelli esposti sono presenti in letteratura altre ricerche ma occorrerà standardizzare la metodologia di raccolta dati e approfondire le ricerche nel corso di tutta la stagione in riferimento gli atleti di elevata qualificazione.
Ad ogni modo i dati fin qui raccolti rappresentano già un orientamento in quanto i dati tendono ad essere concordanti: infortuni muscolari agli hamstring per sprint, ostacoli e salti; tendinopatie achilee per sprint, salti, mezzofondo e fondo; periostite o frattura tibiale per sprint, mezzofondo e fondo; distorsione alla caviglia per i salti; lombalgia per laci e salti.
Bibliografia essenziale
Edouard P., The Burden and Epidemiology of Injury in Track and Field, in Canata, Gian Luigi; D’Hooghe, Pieter; Hunt, Kenneth J.; M. M. J. Kerkhoffs, Gino; Longo, Umile Giuseppe. Management of Track and Field Injuries, Springer, 2022.


