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Posso capire se il ragazzo è un futuro campione?

Dall’orientamento all’identificazione a quello di sviluppo del talento sportivo

L’individuazione dei talenti sportivi è un obiettivo che si perde nella “notte dei tempi dello sport”. Ogni allenatore con un minimo di esperienza, e che magari è stato buon atleta nella disciplina che allena, è naturalmente convinto di avere occhio e intuito nello scorgere quei segnali, più o meno manifesti, che caratterizzano il giovane talento e futuro campione.

Le statistiche indicano che, in verità, l’occhio dell’esperto alla fine “non ci azzecca”, o meglio, quando pensa di aver fatto centro, perché in effetti quel ragazzo è diventato un campione, sta solo esercitando il bias (dispercezione) di conferma, ovvero sta osservando esclusivamente quello che avvalora le sue convinzioni, dimenticando, inconsciamente o meno, tutti gli altri potenziali talenti che aveva individuato e che non sono diventati professionisti, ma che rappresentano statisticamente la quota più elevata delle sue previsioni.

Diverse pubblicazioni come quella di Vaeyens e al. (2008), quella di Collins e MacNamara (2022) e una recente Review di Johnson e al. (2018), riportano che i dati scientifici inerenti all’identificazione del talento sportivo sono davvero scarsi e ne consegue che varrebbe la pena focalizzare le risorse sullo sviluppo del talento più che sulla sua identificazione (Vaeyens e al., 2008).

In definitiva, allo stato attuale delle conoscenze è impossibile individuare talenti in età precoce in maniera scientifica e con elevata probabilità predittive, perchè il margine d’errore e di imprevedibilità sono enormi. Le società e le federazioni sportive dovrebbero quindi cambiare orientamento e investire più risorse sulle possibilità di sviluppo dei giovani atleti in un’ottica più ampia. Si tratta di sostituire l’attuale modello a piramide, nell’ambito del quale un numero sempre minore di atleti può accedere alle competizioni con l’avanzare di categoria, in quanto è ampiamente dimostrato che il tasso di conversione di giovani di successo in adulti di successo è piuttosto limitato. Inoltre, considerato che alla base della piramide non tutti possono usufruire dei supporti adeguati (attrezzature, famiglia, supporto scolastico, ecc.) con il modello a piramide si rischia di deselezionare potenziali talenti a favore di chi invece fin da subito usufruisce dei suddetti supporti (Collins e MacNamara, 2022).

Nella dichiarazione di consenso del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) relativa allo sviluppo degli atleti giovanili (Baker e al., 2017) è stata denotata una mancanza di consenso riguardo le “migliori pratiche” (best practice) per l’identificazione del talento, così com’è emersa una forte enfasi su strategie non inclusive, unidimensionali e poco predittive al posto di uno sviluppo efficace, individualizzato e a lungo termine. Inoltre, è stata denunciata una mancanza di chiarezza di ruolo e di aspettative tra le parti interessate (N.d.A.: atleti, allenatori, società sportive e famiglia) così come incoerenza nell’allineamento di strategia, pratica, supporto e costi.

Nota: questo articolo rappresenta un breve riassunto tratto dal primo capitolo del libro edito da Fabio Perissinotti, intitolato “Il talento sportivo, attuali prospettive: come individuare, allenare a trasformare i giovani in campioni”. Il testo è il primo in lingua italiana a comprendere buona parte della letteratura specializzata in materia di talento sportivo, congiuntamente alla vasta esperienza dell’autore come allenatore e come fisioterapista sportivo.